IL SANTUARIO MARIA SS.ma dell'ALTOMARE
DALLA LAURA BASILIANA ALLA CHIESA ATTUALE
Il secolo XVIII trascorse senza troppe novità. La cura pastorale del Santuario Maria dell’Altomare fu assicurata dai Padri Carmelitani che nel 1690 iniziarono la costruzione di un loro Convento nel sito adiacente e sovrastante, laddove esisteva una casa di campagna del patrizio andriese Flavio De Excelsis.
Edificato il Convento con annessa chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo, i Carmelitani officiarono nei due luoghi di culto, finchè nel 1806 furono cacciati a seguito delle leggi napoleoniche che sopprimevano gli Ordini Religiosi.
Il secolo XIX, a differenza di quello precedente, registrò diversi cambiamenti nel culto e nella sistemazione del luogo di culto. Il Cappellano Can. Giuseppe Marziani (1828-1878) si adoperò grandemente per l’ampliamento della primitiva Cappella, che nell’arco dei due secoli precedenti si era rivelata sempre più insufficiente a contenere le folle che accorrevano. Mons. Federico Maria Galdi, Vescovo di Andria dal 23 febbraio 1872 al 14 marzo 1899, grande devoto della Madonna, autorizzò la nuova costruzione ed affidò progettazione e direzione dei lavori all’Arch. Federico Santacroce, “prestigioso esponente della cultura neoclassica in terra di Bari” (prof. Mauro Civita). I lavori, iniziati il 3 maggio 1875, si conclusero nel dicembre 1877. “Il Santacroce propose e realizzò il prolungamento, da 16 a 22 metri, della navata esistente, costruendo due serie speculari di quattro fornici conclusi da archi a tutto sesto e ritmati da coppie di paraste corinzie.
Sugli archi del Santuario Maria dell’Altomare corre una svelta trabeazione su cui si imposta una volta a botte lunettata” (M. Civita). Fu costruito un altare maggiore di marmo, il cui costo fu quasi interamente coperto da una offerta personale del Vescovo Galdi. Immediatamente dopo il 1877 altri benefattori provvidero a far costruire il Cappellone d’ingresso, dedicato a San Giuseppe, con una facciata in stile con la navata e a far aprire una nuova scalinata in asse con la stessa navata.
Dopo la morte del Can. Marziani (1878) e dell’Arch. Santacroce (20 dic. 1882) i nuovi cappellani Troia e Magno si adoperarono perché la chiesa avesse un ulteriore ampliamento: si progettò la costruzione dell’abside, della cupola e di un altare più maestoso,
e inoltre le decorazioni marmoree e pittoriche dell’intera zona absidale. Nel 1888 l’lng. Beniamino Margiotta Gramsci preparò il disegno e diresse i lavori. Il nuovo altare e la decorazione sotto la volta portano la data del 1898, nel terzo centenario del rinvenimento dell’immagine della Madonna. Il 3 settembre 1899 l’immagine della Madonna dell’Altomare fu incoronata dal Card. Serafino Cretoni, per mandato del Capitolo Vaticano.
Il secolo XX registrò vari interventi tendenti per lo più ad arginare l’aggressione continua dell’umidità del Santuario Maria dell’Altomare. Nel 1913 fu tentato un intervento di bonifica in tal senso, consistente nella rimozione del pavimento e dei diaframmi murari costruiti come fondale ai fornici. Nel 1943 fu costruita una galleria nel tufo per congiungere il vano retrostante l’affresco della crocifissione con l’attuale sacrestia dietro l’altare, e forse anche per esigenze di funzionalità: consentire un più rapido deflusso dei molti fedeli nei giorni di maggiore concorso di popolo devoto.
Innegabilmente questa galleria consente un riciclo d’aria, tanto salutare per la fabbrica.
Negli anni 1985-90 fu realizzato un ampio intervento di restauro, progettato e diretto dall’Arch. prof. Mauro Civita, con la consulenza dell’lng. Ippolito Massari per quanto riguarda l’argomento specifico del risanamento e la difesa dall’umidità. I lavori riguardarono innanzitutto la parte esterna alla chiesa: ristrutturazione radicale del terrazzo, installazione di circa 80 mq di pannelli solari e scavo di un intercapedine lungo il confine con il cortile adiacente la chiesa del Carmine.
I lavori all’interno della chiesa, resi più lunghi ed onerosi dalle sorprese emerse dagli scavi archeologici ed ora evidenziate in parte nel pavimento dalle due botole protette da lastre di cristallo, riguardarono prima la rimozione del vecchio pavimento (della chiesa e dei locali annessi) e del sottostante terreno di riporto, moltiplicatore incontrollabile di tanta umidità, e poi il suo rifacimento con l’installazione al suo interno di un sistema di “riscaldamento radiante a pavimento”: una serpentina di rame alimentata da un generatore di acqua calda per l’assorbimento dell’umidità e per il riscaldamento invernale delle persone.
L’attuale solaio-pavimento del Santuario Maria dell’Altomare poggia su 25 micropali di acciaio, sistema ideato per creare una interruzione con muri perimetrali della caverna e per consentire un riciclo d’aria nello spazio dell’ipogeo ispezionabile di circa un metro di altezza. Furono ripristinate le due scale in pietra massello, liberandole dalle discutibili sovrastrutture marmoree degli anni’60. Fu ripulita la facciata e fatta la nuova pitturazione della chiesa e degli altri ambienti rinnovati. Solo la ristrutturazione del vestibolo fu rimandata a tempi migliori. Nel 2002, sempre sotto la direzione del prof. Civita, ora coadiuvato dai suoi allievi Arch. Teresa D’Avanzo e Arch. Gerardo Milillo, i lavori furono portati a completamento con il restauro del vestibolo, cioè del Cappellone di S. Giuseppe, trasformato in Penitenzieria, spazio liturgico destinato ad una migliore celebrazione del sacramento della penitenza.