03 settembre 1899 | Relazione sull'avvenuta Incoronazione
Si tratta di n.9 fogli protocollo, conservati nell’Archivio Diocesano di Andria, Fondo Vescovi 28, scritti secondo lo stile protocollare nella metà destra di ogni pagina, senza data e senza firma. La grafìa e il contenuto dello scritto ci consentono di attribuirlo con la massima probabilità al Rettore Mons. Nicola Maria Troia. L’autore informa in modo analitico il nuovo Vescovo di Andria, S. E. Mons. Giuseppe Staiti dei Conti Brancaleone, nominato il 16 giugno 1899 e non ancora entrato in Diocesi.
Ill.mo e Rev.mo Monsignore,
Le due sue lettere in data 3 e 22 7mbre con le quali V. E. ha voluto colmarmi d’un’immeritato onore, se da una parte suonano per me eccitamento a ben fare, dall’altra formano da se un tacito rimprovero, perché non ho adempiuto ancora al dovere, che purtroppo m’incombeva verso l’E. V. Rev. ma. Oltre del telegramma spedito al suo indirizzo una con quello mandato al Papa nel giorno 3 settembre a fine di parteciparla la fausta nuova della già eseguita coronazione della nostra Madonna di Altomare, io sentiva il dovere di far pervenire a V. E. un minuto resoconto di quanto qui s’era fatto per aumentare la gloria della Madre di Dio e per animare la fede del suo popolo.
Così facendo, mentre avrei prestato a V. E. l’omaggio della mia sudditanza, nel contempo avrei colmato il suo animo di spirituali consolazioni, e l’avrei incoraggiato non poco a recarsi senza timori in mezzo a noi a fine di reggere questo gregge delle sue cure dallo Spirito S. affidato. Però se non mancarono volere e proponimenti, mancarono certo tempo e forza. Mancò la forza, perché la mia povera testa era troppo stanca per badare a cento cose diverse, e snervata dalle continue emozioni, che dovetti provare in mezzo a tanti eccitamenti veramente di paradiso. Ho dovuto (so)spendere dopo circa due settimane per raccapezzarmi un tantino. Dopo le feste stavano ad aspettarmi proprio alla porta diversi affari del Capitolo, che non potevansi rimandare ad altro tempo per non procurare alla nostra chiesa nuovi danni.
Monsignore, quando noi ci decidemmo di solennizzare il III Centenario del ritrovamento della taumaturgica immagine di Maria SS.ma di Altomare, e di coronarla secondo il rito di S. Chiesa avemmo di mira un doppio scopo.
Il primo quello di ricambiare le tante grazie, con le quali la madre di Dio nello spazio di 301 anni aveva felicitato la nostra città, e le città limitrofe, rendendo alla sua miracolosa immagine di Altomare un insolito e solenne onore; il secondo quello di rialzare la divozione a Maria SS., e di risvegliare potentemente la fede cristiana, in tempi di tanta incredulità.
Se non andiamo errati, la bontà del Signore c’ha fatto degni di raggiungere l’uno e l’altro scopo molto al di là di quello che noi speravamo. Fissati nell’idea di celebrare con feste solenni il III centenario del ritrovamento della S. Immagine della nostra Madonna, e di coronarla con corona d’oro facemmo le dovute pratiche col Rev.mo Capitolo Vaticano per ottenere le necessarie facoltà. Rinunziammo per non aspettare troppo al dono della corona. Dopo aver superate diverse difficoltà mediante la intercessione di S. Giuda Taddeo, e la parola efficace dei nostri Sacerdoti il P. Vincenzo Savarese e D. Lorenzino Chieppa il Capitolo Vaticano nella tornata del 31 Luglio 1898, e con decreto del 7 Agosto dello stesso anno c’accordò la sospirata facoltà. Il nostro non abbastanza compianto Vescovo Galdi, lietissimo per questo nuovo onore che si sarebbe dato a Maria SS.ma, già s’accingeva a compiere la solennità nel Maggio, quando la morte venne a guastare i suoi e i nostri disegni. Convenne dunque rimandare le feste al 7mbre del 99.
Affinchè l’onore da darsi a Maria fosse stato degno d’una festa centenaria, si pensò a dare l’invito per i sermoni di preparazione, e il panegirico nel dì della festa il 3 7mbre a diversi oratori di grido. Invitammo con replicate preghiere il P. Agostino da Montefeltro, e poi il P. Zocchi, ma questi occupati altrove declinarono l’invito. Poi ci rivolgemmo al Sign. D. Vincenzo Parascandolo, e questi accettò, e ci regalò lavori, che superarono la nostra aspettativa.
Oltre di ciò a rendere vieppiù solenne l’atto della incoronazione madonna altomare, e della festa centenaria nel dì 31 Agosto, Mons. Porro, servito dal clero nullius, fece nella chiesa di Altomare riccamente addobbata il suo pontificale. La sera Mons. D. Tommaso di Stefano Arcivescovo di Trani si degnò dare la benedizione solenne col Venerabile, e al mattino del 1° settembre solennizzò il suo Pontificale servito dal Capitolo della Collegiata della SS. Annunziata. Dopo il vangelo ci regalò un’omelia piena di dottrina e di fuoco, ma tale, che io non potendomi contenere dovetti esclamare: “Signori, un evviva di cuore all’Angelo della chiesa di Nazaret, che così bene ha parlato della bellissima Nazarena”. La sera col treno delle otto arrivò in Andria l’Arcivescovo di Bari D. Giulio Vaccaro, il quale nella mattina del 2 fece pontificale assistito dal Capitolo della Collegiata insigne di S. Nicola.
In questo triduo il Sigr. Parascandolo recitò i suoi tre bellissimi sermoni . Era tutta robba adattata alla circostanza. Il tema del secondo fu bellissimo. Provò con la storia alla mano, che la stella, la quale con la sua luce ha resa forte, e indipendente l’Italia non è la solita stella, che suole dipingersi oggi, ma è stata Maria. Si figuri V. E. quanta messe si sia raccolta in questi giorni e in ordine all’onore, che si dava a Maria di Altomare con queste solennità, e in ordine all’eccitamento alla devozione verso di Lei, e al risveglio di fede, che s’andava ottenendo in tutte le classi. Ma quello che toccò il colmo in ordine all’uno e all’altro scopo fu la presenza dell’E.mo Cardinale Cretoni venuto da Roma per coronare solamente la nostra Madonna. Era la prima volta che si vedeva qui un Cardinale, quindi si figuri l’aspettativa di tutti.
La sera del 1° settembre col prof. Agresti mi recai a Foggia per quivi incontrare e rilevare il Cardinale, che arrivava la mattina del 2. Arrivati alla stazione di Barletta la trovammo gremita di gente anziosa di vedere, e di baciare la mano al Cardinale. Il Capitolo di S. Maria, che stava ad attenderlo, in carozze di lusso condussero il Cardinale vestito della sua porpora una col seguito alla Cattedrale, e poi al Palazzo Arcivescovile. La folla per via, e nella chiesa s’ingrossò tanto, che a malapena potevasi passare. Oltre al Capitolo di S. Maria trovammo alla stazione Mons. Porro con parecchie dignità e Canonici del nostro Capitolo Cattedrale, e un buon numero di altri preti andriesi. Vi fu pure il Conte Jannuzzi e parecchi consiglieri del Municipio di Andria con un buon numero di componenti il comitato cattolico di Andria. Ma quello che fece e farà grande onore a Dio, a Maria SS. di Altomare, ed alla patria mia fu la scena splendidissima, che si svolse all’arrivo del Cardinale alla stazione di Andria. Oltre che le pareti della stazione, e delle vie percorse erano piene di carte stampate col motto “Viva S. Maria di Altomare. Viva il Crdinale Cretoni”; oltre di 40 carozze di lusso, in cui presero il loro posto le autorità, e il fiore del clero, e dell’aristocrazia andriese, c’era più di tutto un popolo di circa 15.000 persone, che riempiva la stazione, la via di Trani, le terrazze, e i balconi tutti ornati di festa con coltri di seta. Come frenetici agitavano i loro fazzoletti bianchi, battevano le mani, gittavano dai balconi fiori, e gridavano: “Viva il Cardinale Cretoni”. Questi seduto in una carozza di lusso col Sindaco, e col suo segretario, e circondato da 10 carabinieri vestiti a festa altro non faceva che piangere per consolazione, e benedire il popolo entusiasta.
Si figuri V. E. che ci volle per arrivare al palazzo Ceci in mezzo a tanta folla, che via facendo s’ingrossava sempre più. Arrivati con molto stento al palazzo Ceci sito al largo V.° Em.le il popolo volle di nuovo vedere il Cardinale. Questi per contentarlo uscì dal balcone del detto palazzo, e lo benedisse.
In questo mentre i battimani, gli Evviva si resero più animati e fraterni. Poscia nella sala di questo palazzo addobbato, direi, alla reale, Sua Eminenza ricevette tutte le rappresentanze civili ed ecclesiastiche di Andria; indi collo stesso seguito di carozze, si portò alla villa della stessa Sig. Ceci sita a un chilometro circa dalla Città. Formò questa la sua piacevole dimora in tutto il tempo, ch’è stato in Andria. Oltre dei tanti pregevoli commodi ch’ha questa villa, v’è pure quello d’essere magnificamente illuminata a luce elettrica.
Verso l’una pomeridiana la Signora Cristina Ceci padrona della villa offrì un pranzo degno d’un principe; dico così perché ci fu un posto anche per me a fine di far compagnia al Cardinale.
Dal giorno due passiamo ora al trè destinato alla solenne coronazione della nostra Madonna. Fu questo il giorno benedetto dal Signore in cui Andria presentò lo spettacolo più bello della sua gran fede. Dalle 3 ¼ del mattino la chiesa dell’Altomare fu sempre piena di gente, che là correva per sentire la messa. Dopo ciascuna messa la chiesa vuotava per riempirsi di nuovo. Alle ore 8 ½ fu piena nella massima parte dal clero, dalle rappresentanze civili e dell’aristocrazia andriese. Verso quest’ora il Cardinale in porpora partitosi dalla villa Ceci con buon seguito di carozze si portò all’Altomare. La dimostrazione del giorno due si ripetette anche la mattina del 3 lungo la via percorsa dalla villa alla chiesa. Ricevuto alla porta della chiesa da me, che gli presentai l’aspersorio, da Mons. Porro, dall’Arcivescovo di Bari, e dal Capitolo Cattedrale scese in chiesa ove si stentò per arrivare al trono magnificamente preparato a destra dell’altare della Madonna.
Cantatosi al solito Terza, il Cardinale vestì gli abiti pontificali, e secondo il rito della solenne coronazione s’accinse a benedire la corona d’oro una con la croce, il libro, e la rosa anche d’oro. A rendere più bella, e commovente questa funzione io aveva pregato la Signora D.a Camilla Spagnoletti, che m’avesse preparata una piccola compagnia di bambine da 3 a 4 anni tutte appartenenti all’aristocrazia. La Signora adempì all’impegno assunto, e all’ora stabilita le bambine furono pronte. Posi fra le manine della prima sopra un magnifico cuscino di seta la corona, in quelle della seconda la croce, in quelle della terza la rosa, e in quelle della quarta il libro. Nell’atto in cui le presentava al Cardinale pronunziai queste poche parole. “Eminenza, queste bambine formano la rappresentanza di quella, che in questa S. Cisterna la nostra Madonna salvò miracolosamente dall’annegamento. A nome di quella esse domandano che V. E.minenza benedica, e metta sulla nostra Madonna questa corona, questa croce, questa rosa e questo libro come pegni della gratitudine del miracolo a lei fatto, e pei tanti altri a tant’infelici nello spazio di 301 anno. Vi presentano questi sacri doni contornati dal fiore della loro innocenza, la quale formerà da sé il dono più gradito al cuore della Vergine”. Il Cardinale accettò, e benedisse questi preziosi doni, mentre si tenevano dalle mentovate bambine, accettò pure il cero dalle mani del funzionante da Sindaco, il Sig. Vincenzo Dott. Terlizzi, e poscia cominciò il Pontificale.
Questo pontificale fu reso imponente non solo dall’altezza del Personaggio, che lo compiva, ma pure dal panegirico oltre modo brillante del Parascandolo, e dalla musica veramente celestiale del nostro Professore Can.co Agresti per questo riguardo vera illustrazione del nostro clero.
Dopo il pontificale si venne all’atto della coronazione della Madonna. Il Cardinale vestito di piviale salì con i ministri sull’altare, prese dalle mani del Diacono D. Gerardo Magno la corona, e riverentemente la situò sul capo della dipinta immagine della Madonna, pose la croce d’oro nella mano destra, il libro nella sinistra, e la rosa sul petto, indi messosi in ginocchio adorò, e riverentemente baciò la coronata miracolosa immagine. Fù quello il momento in cui s’aprirono i cieli, e piovvero consolazioni di paradiso nei cuori di quanti si trovavano presenti alla solennità in chiesa e furi chiesa. Pianse di commozione il Cardinale, i Vescovi, il clero e quanti erano in chiesa. Nessuno potè contenersi, si gridò da tutti “Viva la Madonna di Altomare. Viva Leone XIII. Viva il Cardinale Cretoni”. In questo mentre datosi il segnale dalla campana dell’Altomare, e dagli spari, tutte le campane di Andria suonarono a festa, e in tutte le piazze si sparavano centinaia di botte all’aria. Si piangeva di consolazione in tutti i punti della città, e furono visti molti, che dopo aver baciata la terra e ringraziato il Signore, perché s’era compito l’atto della coronazione della Madonna, si posero a recitare pubblicamente il S. Rosario per fare onore, come dicevano, alla Regina nuova.
Monsignore, quest’ emozioni di paradiso si possono sentire, ma non descrivere.
Posso assicurarla, che nei miei 64 anni di vita non ho provato mai tanta consolazione di spirito, quanta ne provai nel momento della coronazione della Madre mia. Sentii in quel momento, lo dico col cuore ancora commosso, pienamente contentata la mia ambizione alimentata da molti anni.
Siano lodi senza fine a Dio, che m’ha fatto degno di tanto onore in terra; ora spero d’averlo anche in cielo. Nel mentre l’orchestra cantava il tota pulchra, e poi il Tedeum, l’arcivescovo di Bari, Mons. Porro, e poi i tre capitoli, i Parroci, (il) Consiglio Municipale, l’aristocrazia, e quasi tutti quelli, che stavano in chiesa commossi imitarono il Cardinale, cioè salirono per giro a baciare la Santa incoronata immagine della Madonna. Tutto questo come Lei ben sa vuol dire onore sommo alla Madre di Dio, grande risveglio di fede.
Il bellissimo atto notarile, che secondo il rito si suole redigere, fù presentato dal Notaio del Capitolo Sig. Isacco Guglielmi, ma in sostanza fù dettato con tutta esattezza storica dall’arcidiacono nostro D. Emanuele Merra, il quale nel mentre s’incoronava la Madonna si meritò il biglietto di nomina a Vescovo di Crotone. Diciamo così, perché il biglietto della sua nomina porta la data del 3 Settembre. Cosicchè mentre Andria coronava la Madonna di Altomare, la Madonna di Altomare coronava Andria nella persona del suo dotto, e pio Arcidiacono Merra.
Dopo questa solennità singolare, che resterà memoranda nei secoli, che verranno, il Cardinale acclamato da per tutto fè ritorno alla Villa Ceci. La Signora Cristina, a fine di accrescere l’allegrezza del paese offrì un pranzo, alla lettera, diplomatico. A questo presero parte l’arcivescovo di Bari, Mons. Porro, il Sindaco, il Consigliere Provinciale Cav. Riccardo Ceci di Consalvo, il Cav. Riccardo Ingegnere Ceci di Francesco, l’arcidiacono Mons Merra, il Primicerio D. Antonio Quacquarelli, D. Gerardo Magno,, D. Lorenzino Chieppa, e tutt’il seguito del Cardinale. Parascandolo fu invitato, ma declinò l’invito. Mentre il pranzo faceva il suo corso il piccol Diodato Ceci, ragazzo di molto talento e prontezza nel dire, brindò al Cardinale con queste parole: “Eminenza, Ella in questa mattina ha insolennemente incoronata la Madonna dell’Altomare; speriamo che la Madonna come ha ricevuto la corona dalle vostre mani, così possa con le sue mettervi sul capo quella di Papa”. Questo augurio fu molto applaudito dai convitati. Finito il pranzo toccò a me brindare al Cardinale. Gli dissi: “Eminenza, l’ambizione da me alimentata per molti anni di vedere coronata la mia cara Madonna di Altomare oggi ha raggiunto il bramato scopo. Dio s’è servito della sua Eminente Persona per contentarla. Perciò nella pienezza del gaudio, che io provo, dopo Dio esprimo a nostra Eminenza i sentimenti della mia illimitata gratitudine. Mi son servito della parola ambizione perché la coronazione della Madre porta seco la coronazione dei figli”.
Prima del tramonto cominciò a sfilare dalla chiesa di Altomare la solennissima processione. A questa presero parte i tre Capitoli, i Parroci, il clero nullius, e tutte le confraternite laicali della Città. Dietro la statua prese il suo posto anche il Consiglio Municipale, oltre quattroi bande, che coi loro suoni allietavano la Città. Fra queste fece spicco quella di Bitonto composta di 70 bambini, o ragazzetti, dei quali il più grande contava anni 15, e il più piccolo anni 7. Suonavano da professori vecchi. La statua della Madonna vestita col suo abito di raso color di mare magnificamente ricamato in oro, con la sua corona d’argento in capo con la sua croce, e libro in mano anche d’argento, incedeva situata in una barca, e sotto un tempietto composto di fiori artefatti, lavorati da una celebre fioraia andriese, Colomba Di Meo, la quale và matta per questa nostra Madonna. Monsignore, chi vede questa statua, cui Dio conferisce una bellezza straordinaria, vede una stella di paradiso, che cammina le vie del cielo. Ogni anno essa forma l’ammirazione e di coloro che credono, e di coloro che non credono.
In tutto il lungo tragitto che facemmo, a quanto a quanto eravamo obbligati a fermarci per dare luogo a ben lunghi e fragorosi spari, che si bruciavano in onore della Madonna. Andria sembrava una città soggetta a un continuo bombardamento. Però felice bombardamento.
Ma lo spettacolo più imponente, che rivelò ad un tempo e la grande divozione alla Madonna di Altomare, e lo straordinario risveglio di fede, che Dio aveva operato nel popolo andriese, fu quello che si svolse in mezzo alla piazza ben grande di Vittorio Em.e. Era circa un’ora di notte: la piazza era magnificamente rischiarata dalle lampade elettriche ad arco, e dalle tante luci, che ardevano in mano a coloro, che avevano preso parte alla processione: la stessa era così piena di gente che non si poteva capire un altro ragazzo. In questo mentre la processione si fermò, e mentre la statua era davanti al palazzo Ceci fu da noi cantato il “Sancta Maria”. Poi ad un segno dato tutte quelle migliaia di persone, che riempivano la piazza, fecero silenzio.
Fu in quel momento che il Cardinale Cretoni, vestito di piviale e assistito dal Primicerio Quacquarelli e dal Can.co Pomo, impartì dal balcone del detto palazzo la benedizione papale che il Papa motu proprio aveva concessa in occasione della incoronazione della Madonna.
Si figuri che il silenzio, troppo difficile ad ottenersi in Andria, fu tale che si ascoltavano distintamente le parole del Breve letto dal Can.co Pomo. Il Cardinale, e quanti assistevano a quella funzione, al vedere come quel popolo immenso accoglieva la desiderata benedizione, furono altamente commossi, e sembrò loro di vedere in quella circostanza riprodotta la gran benedizione che i Papi in tempi migliori erano soliti di dare nel giorno di Pasqua dalla gran loggia di S. Pietro. Dopo tutti battettero le mani, e gridavano: “Viva la Madonna di Altomare e il Cardinale Cretoni”. La processione poscia riprese il suo cammino, e verso due ore di notte arrivò al Santuario.
L’accoglienza dunque del Mentovato Principe di S.R.Chiesa, l’atto della coronazione della Madonna, la benedizione papale in piazza V.E. sono le tre faci luminose, nelle quali si scorgono a meraviglia aumento di divozione alla Madonna, onore sommo alla stessa, e risveglio di fede. La via del Carmine, ch’è quella del Santuario presentò in due sere un bel colpo d’occhio per la sua artistica illuminazione. Spiccava in fondo una maestosa prospettiva adorna di migliaia di lamperini a diversi colori. Nel mezzo vi stava un quadro trasparente opera del valentissimo scenografo Sig. Affaitati Raffaele. L’autore aveva dipinto una cisterna, nel cui interno spiccava l’affresco della Madonna miracolosa, e la bambina viva in mezzo all’acqua, che stendeva le mani verso la Madonna. A piè del quadro stavani dipinti lo stemma di Leone XIII, e quello dell’Em.o Cretoni secondo (quanto) richiede il rito della coronazione. A notte avanzata furono bruciati due fuochi artificiali sulla vicina Via Canosa. Si conchiuse così la bella giornata della tanto desiderata festa centenaria, e coronazione della nostra cara Madonna di Altomare. Laus Deo et Virgini.
La mattina del 4 7mbre cantò la sua messa solenne il Parroco di S. Agostino chiudendo la giornata col dare la sera la benedizione solenne col Venerabile.
Il Cardinale la mattina verso le 10 ½ venne a visitare la nostra Cattedrale: vide con sua meraviglia le nostre reliquie della S. Spina di N.S., il grosso pezzo della S. Croce, spugna e porpora: vide pure le belle statue d’argento della Madonna dei Miracoli e S. Riccardo. Poi volle visitare e ossequiare il Capitolo in Sagrestia. Dalla Cattedrale poi passò alla Collegiata di S. Nicola indi a quella della SS. Annunziata. Nell’ore pomeridiane alla Villa Ceci ricevette la deputazione del nostro Capitolo, e la rappresentanza Municipale, che colà s’erano portati per presentargli gli auguri in occasione del suo genetliaco. In questo mentre due bande fatte venire appositamente suonarono fuori diversi pezzi.
Dopo qualche tempo scendemmo tutti abbasso, e alla presenza del Cardinale si fè lo scoprimento della lapide commemorativa, che la Signora aveva già fatta attaccare alla parete del suo palazzo. L’epigrafe dettata dall’Arcidiacono Merra venn’espressa in queste parole: “Questa palazzina – và nobilmente orgogliosa – Di aver ospitato l’Eminentissimo Cardinale –Serafino Cretoni, venuto da Roma per coronare – l’Immagine di S. M.a di Altomare – il 3 7mbre 1899.- Cristina Ginistrelli Vedova Ceci – A onore dell’Illustre Porporato – ad esempio e memoria dei suoi – Pose”.
Il Cardinale, che in questa epigrafe lesse con quanto affetto e venerazione era stata accolta la Sua Persona, si sentì veramente commosso, ed ebbe parole della più sentita gratitudine. Ordinò al suo segretario che gli avesse subito fatta la copia della bella epigrafe. Dopo questa piccola festa si pose in carrozza, e andò a visitare il Santuario di S. Maria dei Miracoli. Tornato di là venne alla chiesa dell’Altomare ove con grande edificazione del popolo, che stava in chiesa, fece la sua orazione alla Madonna incoronata, indi ricevette la benedizione solenne data col Venerabile dal Parroco di S. Agostino D. Michele Capraro. Tornato alla Villa Ceci fu visitato dalla Deputazione delle feste dei SS. Patroni, la quale gli portò l’invito del pontificale del giorno 10 Settembre. Egli per corrispondere a tanti attestati di rispetto prodigatigli dalla Cittadinanza, non solo accettò l’invito del pontificale, ma disse che sarebbe intervenuto pur’anco alla processione solenne.
La mattina del giorno 5 volle osseguire il Consiglio municipale dal palazzo di Città per esternargli la sua gratitudine per la splendida accoglienza fatta-gli. L’assicurò che in quella mattina il Consiglio fece una bellissima figura. Dopo andò ad ossequiare alle rispettive casine il Conte Seb. Jannuzzi presidente del Comitato Cattolico, e il Commend. Jannuzzi Riccardo. La mattina del 6 andò a celebrare la sua messa al Santuario di S. Maria dei Miracoli; dopo la messa visitò la colonia agricola stanziata nell’antica badia dei Benedettini.
Il giorno 7 andò a vedere il celebre Castello del Monte di Federico II di Svevia sito a 9 miglia distante da Andria.
La sera battezzò la neonata della Contessina Caterina Spagnoletti Zeuli, maritata al Sig. Porro Nicola.
Nei giorni segnati visitò le quattro parrocchie minori, le Piccole Suore di S. Giuseppe, e i loro vecchi e vecchierelle, le monache benedettine. In una parola si mostrò gentile con tutti. Dovunque andava riceveva sempre nuove dimostrazioni di affetto, e di rispetto dal popolo. Le chiese in pochi momenti si riempivano di gente che si pigiava e faceva a gara per arrivare ciascuno a baciare la mano del Cardinale.
La sera del giorno 9 volle portarsi al Palazzo del Professore Agresti per godere il bello spettacolo dell’entrata in città della strada (=statua) di S. Maria dei Miracoli, che processionalmente si suole portare dal Santuario ad Andria. Restò ammirato al vedere la gran calca di gente che precedeva e seguiva la statua con tanta devozione. La mattina del 10 alle ore 9 a.m. il Cardinale vestito di porpora dalla Villa Ceci si portò alla nostra Cattedrale ove solennizzò il suo pontificale per la festa dei SS. Patroni. Il panegirico adattato alla circostanza fu recitato dal Prof. D. Filippo Mastropasqua Can.co della SS. Annunziata.
La musica fu diretta dal Maestro Verdi discepolo del Prof. Agresti. La chiesa era gremita di gente: si distingueva il Consiglio Municipale, e il fiore dell’aristocrazia andriese.
Dopo questa bella solennità la Signora Cristina Ceci nata Ginistrelli, perché ha il proponimento di non voler essere seconda a qualunque altro per gentilezza e splendidezza di tratti, offrì anche in questo giorno un secondo pranzo diplomatico per fare onore al suo illustre ospite. Oltre della famiglia Ceci fecero corona al Cardinale Mons. Porro, il Sindaco, il Cav. Ceci Riccardo di Francesco, D. Lorenzo Chieppa, il Primuicerio Quacquarelli, l’arcidiacono Merra, l’oratore del giorno D.Filippo Mastropasqua, e il seguito del Cardinale. Tanto nel pranzo del giorno tre, quanto in quello del 10 settembre, v’era molto da ammirare non solo in ordine alla sceltezza e squisitezza dei cibi, ma pure e su tutto in ordine al contenuto, che mostrava la Signora Padrona di casa, la quale si dichiarava abbastanza felice per aver avuta l’occasione di prestare il suo omaggio ad un Principe di S. Chiesa, per mezzo del quale nel 1898 aveva ottenuto la sorte d’avere un’udienza particolare dal S. Padre Leone XIII.
Prima del tramonto il Cardinale, secondo la promessa fatta e al Sindaco e alla Commissione delle feste, dalla Villa Ceci si portò in città per prendere parte alla processione. Quando la sua carozza arrivò sotto il palazzo Ceci al largo V.E.e fu fatta da me fermare. Si trattava di scoprire e d’innaugurare una seconda lapide, che la Commissione delle feste dell’Altomare aveva fatta attaccare al muro di quel palazzo e per eternare la memoria della venuta del Cardinale Cretoni coronatore della Madonna di Altomare, e per esprimere la gratitudine della mentovata Commissione verso il Sig. Ceci Riccardo, il quale aveva offerto il suo bel palazzo al su mentovato Principe di S. Chiesa.
L’epigrafe dettata pure dall’arcidiacono Merra, è la seguente: “Sia memoria nei posteri – Come il 2 Sett.e 1899 – Riccardo Ceci fu Nicola – Con munificenza men che reale – Accoglieva in questi suoi appartamenti – L’eminentissimo Porporato – Serafino Cretoni Venuto a coronare – L’Immagine di S. M.a di Altomare.- La Commissione delle feste – Per gratitudine ed ossequio”.
Tanto per illustrare un pochino questa nuova inaugurazione, dissi queste poche parole: “Eminenza, lo scopo da noi vagheggiato nel richiedere il suo intervento alle feste centenarie, e alla coronazione della nostra Madonna di Altomare fu quello d’ottenere un gran risveglio di fede in mezzo a questo nostro popolo in tempi in cui poco o nulla si crede. Il risveglio della fede, grazie al Signore, è ormai in fatto già compiuto. Ella Eminenza, è la fortunata Persona, o strumento di cui Dio s’è servito per compirlo. Io annetto la più grande importanza, o miei cari cittadini, a questo risveglio di fede, perc hè risveglio di fede suona lo stesso che vero progresso, vera libertà, vero benessere sociale, che sono e saranno sempre figli legittimi della fede predicata da Gesù Cristo in questo mondo. Non andrò a mendicare altrove la prova di questa verità, perché la trovo scritta proprio sul suolo di questa piazza. Cento anni fa, nel marzo del 1799, fu la negazione assoluta della fede cristiana che imbarbarì lo straniero, e lo menò in Andria ad immergere nel petto dei nostri cittadini le sue spietate daghe. Su questo suolo bagnato di sangue giacevano supini cadaveri dei nostri Sacerdoti, e dei nostri cittadini, che cadevano trapassati dalle palle, e dai colpi di spada degli spietati, ed altri francesi. Un secolo dopo, e proprio oggi la presenza della fede ha formato di noi una sola famiglia, che tripudia in mezzo a queste splendidissime feste. Affinchè la memoria di questo fausto avvenimento non andasse sperduto, e fosse accolta presso i tardi nepoti, affinchè la generosità del Sig. Ceci fosse a conoscenza di tutti, la Commissione delle feste dell’Altomare con l’animo pieno di gratitudine, Ha fatto attaccare la presente lapide alle pareti di questo sontuoso palazzo. Conchiudiamo gridando col cuore sulle labbra: Viva la Madonna di Altomare. Viva il Cardinale Cretoni”.
Dopo il Cardinale, circondato dalle nostre dignità e Canonici, andò a prendere il suo posto nella processione solenne. Quando la processione giunse alla piazza V.E., prima che si fossero bruciate le fragorose batterie, il Cardinale salì sul palazzo Ceci, e dal balcone vagamente addobbato e illuminato, benedisse di nuovo l’immenso popolo, che occupava quella piazza.
La mattina del lunedì 11 7mbre, Sua Eminenza, la quale nei passati giorni aveva visitato a casa Monsig. Porro, visitò pure la casa di Monsig. Merra anche per fare con lui i suoi rallegramenti per la promozione a Vescovo di Crotone. In quel giorno venne pure in Andria l’arcivescovo di Trani e per ossequiare il Cardinale, e per congratularsi con Mons. Merra.
Nella mattina del martedì 12 7mbre ebbe pure la bontà di amministrare la cresima ad una bambina del Cav. Riccardo Ceci fu Diodato, e poi il battesimo nella villa del Sig. Conte Sebast. Jannuzzi al primogenito del Sig. Giovanni Avv. Jannuzzi figlio del mentovato Conte. La funzione riuscì assai splendida e per la presenza di non pochi canonici, e del fiore dell’aristocrazia andriese. La mattina finalmente del giorno 13 7mbre alle ore 8 a.m. Sua Eminenza in mezzo alla rappresentanza municipale, al Comitato Cattolico, e a molti preti dei tre Capitoli, e clero nullius, Mons. Porro con molto popolo, che si trovò alla stazione, espresse di nuovo il contento e la sua illimitata gratitudine verso tutta la cittadinanza per l’affezione e venerazione che questa gl’aveva dimostrato in tutto il tempo della sua dimora in Andria, disse che lasciava a tutti il suo cuore, e che si riserbava di fare minuto racconto di tutto al S. Padre.
Indi commosso salì sul treno, e di là benedisse per l’ultima volta quanti v’erano presenti dai quali fu salutato con evviva, e battimani ripetuti. A Barletta l’accompagnarono Mons. Porro, il Sindaco, parecchie (persone) del Comitato Cattolico, i due ragazzi Ceci col loro zio, io, e il Prof. Can.co Agresti. Arrivati a Barletta trovarono alla stazione del tranvai l’arcivescovo Di Stefano con molti del clero barlettano, e non pochi Signori di Barletta. Si tirò al palazzo arcivescovile ove dopo aver preso un rinfresco prendemmo la volta verso la stazione della meridionale. Arrivato con ritardo il treno da Foggia, partimmo per Bari. Arrivati colà verso le 12 trovammo alla stazione l’Arcivescovo Vaccaro, il Consigliere delegato della Prefettura, il funzionante da Sindaco, il Colonnello dei Carabinieri, molti del clero ed un popolo immenso, che accolse il Cardinale con fragorosi battimani.
Mentre la carozza del Cardinale immezzo ai carabinieri a cavallo percorreva le vie che dalla stazione menano alla Cattedrale il popolo sempre più s’ingrossava, si plaudiva e dai balconi tutti parati a festa si gittavano sul porporato gran quantità di fiori. Bari in quel giorno gareggiò con Andria. Arrivati stentatamente alla Cattedrale, Sua Eminenza salì sul trono arcivescovile, e messosi a sedere gli fu presentata dalla Deputazione della festa dell’Addolorata l’urna per eseguirsi l’estrazione dei maritaggi. Però prima di questa cerimonia il Cardinale scese nel soccorpo per venerare la miracolosa e vetusta immagine di S. Maria di Costantinopoli protettrice della Provincia di Bari.
Dopo salimmo sul palazzo arcivescovile, ove dopo circa un’ora di riposo fummo invitati al pranzo diplomatico preparato per quell’occasione nella sala della biblioteca (sic!) arcivescovile. Il Cardinale sedette in mezzo al Consigliere Delegato per rappresentare il Prefetto assente, e il funzionante da Sindaco. Oltre l’Arcivescovo vi furono i due ragazzi Ceci, e non pochi del clero barese. Qui termino la mia narrativa in ordine al Cardinale, perché arrivata l’ora del tranvai dovetti ribaciare la mano allo stesso, e prendere la volta di Andria col Prof. Agresti.
Ho voluto essere minuto nel tessere la storia dell’arrivo, della dimora e partenza del Cardinale da Andria a Bari per fare notare a tutti quale e quanto spirito di fede cristiana si conservi in mezzo alla nostra popolazione ad onta che la massoneria facesse tutto il possibile per seppellirla sotto la corruzione la più degradante, e ai vituperi che si sono permessi di dire taluni giornali schifosi ed abietti. La nostra sentinella si faceva vedere meravigliata, e come svenuto perché s’erano prestati tanti omaggi al Cardinale da un Consiglio municipale, che professa un liberalismo moderato.
Nelle sue smanie e innovazioni chiamava ed evocava le ombre di Garibaldi e di Mazzini affinchè avessero veduto in qual modo si calpestavano i loro insegnamenti; e i loro sacrifici fatti per la formazione della terza Roma. Evocazioni inutili, tempo perduto…
Esse fanno e faranno le sorde, perché Christus heri, et hodie net in secula.
Torniamo ora un poco indietro per compire la narrazione di quant’altro è stato fatto per prestare il dovuto omaggio alla nostra nuova Regina incoronata.
Dopo la funzione fatta dal Parroco Capraro nel giorno 4 7mbre, nel giorno 5 funzionò il Parroco di S. Domenico D. Nicola Fatone. Chiuse la giornata colla benedizione solenne data col Venerabile. Nel giorno 6 toccò funzionare al Parroco di S. Francesco d. Francesco Decorato, il quale la sera anche dette la benedizione solenne.
Questo Parroco si distinse dagli altri per l’abbondanza degli spari fatti a proprie spese.
Finalmente le feste furono chiuse dalla funzione del Parroco della SS. Annunziata, D. Nicola Zinni, il quale la sera anche benedisse il popolo col SS. Sacramento solennemente esposto in tutte le sere.
Così in otto giorni tutte le 8 rappresentanze del clero secolare prestò il suo omaggio alla nostra Madonna di Altomare invitandola a riempire delle sue benedizioni la Città di Andria e le città limitrofe che in ogni tempo fanno a lei ricorso.
Non vogliamo trasandare il dire, che la Commissione delle feste dell’Altomare a fine di mostrare la sua gratitudine al Cardinale gl’offrì come ricordo un fac simile in porfido orientale del monumento rizzato in Roma a piazza di Spagna pel domma dell’Immacolata.
Il lavoro era bellissimo e da persona competente fu valutata £ 500; ma da noi fu acquistato con prezzo molto al di sotto del valore intrinseco da una famiglia, la quale se lo vendette per puro bisogno di denaro. Il Municipio poi per eternare la sua gratitudine verso lo stesso Cardinale,che con le sue funzioni illustrò le feste patronali, ha fatto coniare a Roma una medaglia d’oro, che regalerà allo stesso offrendogli pur anco la cittadinanza.
Ecco, Monsignore, quel poco che la sua Andria ha saputo fare in onore della sua cara Madonna di Altomare rimpetto a quel molto che da noi Essa si merita.
Ella, Monsignore, per sua bontà ha voluto nella sua ultima lettera indirizzarmi parole di lode come se questo movimento avesse avuto la sua origine da uno zelo, che per nulla ho. Quando V. E. avrà avuto un’idea completa del fare di questa nostra Madonna, si persuaderà ch’Essa fa tutto da se.
Io e D. Gerardo Magno, se volessimo dire la verità, non siamo altro che la mosca, che sul dorso del giovenco, ch’aveva, diceva: “Nos quoque oremus”. Quindi invece di spendere parole di lode a nostro vantaggio, le spenda a lode di questa nuova Regina, che c’onora tanto col solo chiamarci a militare sotto la sua bandiera.
In ogni modo io non ho parole valevoli a ringraziarla di questo buon concetto, benché da me non meritato, che ha voluto farsi della mia povera persona, al fine di ricambiarla nel miglior modo, che potrò non mancherò di porgere ogni sera le mie povere preghiere a questa benefica, e luminosissima Stella del mare, affinchè abbonacciando le acque intorbidate dai perfidi la conduca subito in mezzo al gregge da Lei tanto amato.
Non saprei ricordarmi in questo momento, se avessi subito spedito al suo indirizzo un mio lavoretto stampato nella circostanza delle feste. In ogni modo io le spedisco di esso due copie, le quali serviranno per V. E. nel caso che la mia memoria resa troppo fiacca in quei giorni m’avesse fatto mancare ad un mio dovere; se poi avessi adempiuto a tal dovere le potrà regalare a chi vuole non per fare ammirare una valentìa, che non ho, ma per far conoscere quanto bene può fare a tutti questa nostra cara Madonna, unico naviglio di sicurezza in mezzo al mare di questo mondo. Eseguii puntualmente i suoi venerati comandi. Ringraziai a nome Suo la Signora Cristina Ceci, la quale mi rispose che ben poco era quello che aveva fatto per onorare quell’Eminente Personaggio, il quale si meritava molto di più. Ringrazia V. E. del gentile pensiero avuto a suo riguardo e gli bacia rispettosamente il s. anello.
Feci leggere la Sua lettera anche a Monsig. Porro, a Mons. Merra, a D. Gerado Magno, e alla massima parte del nostro Capitolo, e tutti m’hanno incaricato di ringraziarla di cuore dei sensi espressi a favor loro, e gli baciano la mano, mentre fanno voti di vederla subito in mezzo a loro.